Siamo ancora in piena guerra mondiale quando il 1° agosto 1918 il Touring Club Italiano pubblica il 4° volume della collana Guida d’Italia, dedicandolo alla Sardegna.
Quel clima carico di tragiche vicende ed eroismi (la ferita di Caporetto è ancora aperta e l’offensiva decisiva italiana si avrà solo a fine ottobre), non risparmia neppure un certo rigore editoriale della collana tant’è, con l’enfasi mossa da sano sentimento patriotico, il presidente del Club, lo speleologo e geografo Luigi Vittorio Bertarelli (1859-1926), dedica così l’opera:
Per te, Sardegna! quest’opera che il Touring Club Italiano commise alle mie modeste forze di comporre, nell’ora storica in cui la Patria contende al nemico il sacro suolo.
Tu elevasti alla gloria imperitura i soldati tuoi figli, ignorati prima, circondati dall’ammirazione di tutta Italia.
Il Touring, che filialmente ti ama qui ti propone in ogni tua bellezza, perché, quando la civiltà avrà ripresi i suoi diritti, possa più facilmente tutto il popolo italiano portarti, reverente, la quercia e l’alloro.
Distanti dalle trincee del Carso, dal fragore dei mortai, gli autori descrivono una regione che combatte la sua battaglia millenaria di miseria e dominazioni. In certi tratti dell’opera non manca quel colore di avventura, di scoperta di terre inesplorate, di una terra certamente selvaggia e difficile, cosicchè “la Sardegna, salvo pochissimi luoghi, non è sito per il viaggiatore che ami i propri comodi…”
Tuttavia è un’opera importante perchè fotografa fedelmente, e con dettaglio, la realtà sarda di quegli anni, che è in buona parte mutata, nel bene e nel male, solo negli ultimi decenni.
Il capitolo dedicato alla città di Cagliari si conclude con la descrizione delle Regie Saline, sicuramente per l’importanza dell’impianto industriale nella sempre povera economia sarda prevalentemente agropastorale, ma pure per l’unicità e la suggestione del paesaggio che offrono al potenziale visitatore gli “immensi cumuli regolari bianchissimi di sale”.
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La saline di Cagliari
Molto interessante é la visita alla saline di Cagliari, a 2 km. ad Est della città, la più grandi d’Italia. Andarvi di buon mattino per evitare il sole. (servizio tram a vapore per la spiaggia del Poetto, nei mesi estivi) [1].
Si esce dalla città lungo mare, lasciando a sinistra la stazione delle Ferrovie Secondarie.
A chilometri 1.8 dalla stazione, si sorpassa il canale navigabile di presa delle acque marine [2], cha serve anche da transito dei natanti, trainati da ferrovie elettriche laterali, cha portano il sale all’imbarco sui piroscafi. Subito dopo il ponte, rimane alla destra la piccola Salina del Lazzaretto [3], dove si trova la Stazione Biologica della Regia Università, una delle prime d’Italia, (fondata nel 1908 dal prof. Ermanno Giglio-Tos), non aperta al pubblico, visita concessa dal Direttore. Vi si accede per un ponte: consta di un fabbricato lungo metri 50, largo 14, di 2 piani, di cui il superiore ancora in costruzione (1918). Vi si trovano i laboratori, una biblioteca e, nel mezzo, una vasta sala con un grande acquario di acqua salsa lungo metri 10, per gli animali marini in studio.
Accanto alla salina, un viale alberato conducente ai grandi fabbricati della Colonia Penale di S. Bartolomeo, posti al piede del pittoresco e boscoso Monte S.Elia, che ha tanta parte nel paesaggio cagliaritano. Appena dopo il ponte, sul canale navigabile, fra i pini dei viali e dei giardini, s’intravvedono la Centrale elettrica e le abitazioni degli impiegati. La località è chiamata La Palma. Vi conduce un bel viale alberato; usciti appena dall’abitato, s’incomincia ad entrare nel vasto campo delle Saline della Spiaggia, costituente il gruppo maggiore, che produce 14.0 000 tonnellate all’anno.
Due canali navigabili, paralleli alla spiaggia e lontani fra loro circa 500 metri, sono fiancheggiati da aie, su cui sono allineati, a perdita di vista, immensi cumuli regolari, bianchissimi di sale. La salina incomincia sotto il Monte S. Elia, sulle pendici del quale verdeggiano gli ulivi della Colonia Penale, con una prima serie di bacini detta di Palamontis (sotto il monte). Tra i bacini ed il mare, la spiaggia, detta Poetto, ove sono alcuni stabilimenti balneari. Dal suggestivo paesaggio di Palamontis, si domina il golfo e la salina, che si sviluppa su una lunghezza di vari chilometri. Risalendo i canali navigabili che costeggiano i bacini salanti (133 ettari circa), si vedono, sulle attigue aie, i cinque grandi elevatori elettrici a cassette per la raccolta meccanica del sale, capaci di accumulare 5-600 quintali all’ora, in masse prismatiche lunghe 50-100 metri, larghe una ventina, alte 5-6. Ogni apparecchio è servito da 70-100 operai, ed accumula 6-8000 quintali al giorno. Si incontrano pure i caricatori delle barche, comandati da motori elettrici e costituiti da lunghi nastri
di gomma che, disposti attraverso le aie e protendendosi per 6 o 7 metri sul canale, portano il sale (40-50 tonnellate all’ora) dai cumuli nelle barche. Vi sono adibite squadre di detenuti che caricano, in media, da 6 a 7 barche di sale al giorno.
Segna il limite dei bacini salanti un cantiere detto Su Rullone (la ruota). Vi è collocato un vecchio impianto di macinazione di sale, destinato ad essere rimodernato quanto prima, ed altro, già soppresso, per il sollevamento delle acque, costituito da grandi ruote (timpani) di legno a cassette elicoidali.
L’impianto di macinazione confeziona circa 150 000 quintali fra macinato grosso e fino commestibile. I timpani sono stati sostituiti da pompe centrifughe, che sollevano 500 litri al minuto. Dalla specola di un piccolo osservatorio meteorologico situato a Su Rullone, si può avere una chiara idea schematica della struttura e della estensione della salina. Volgendo le spalle al mare, si vede il grande Stagno di Molentargius, di 400 ettari, suddiviso, da argini, in tre ordini di vasche.
Questa superficie, detta di prima evaporazione, riceve le acque dal mare, dal canale navigabile, e la riduce, per evaporazione, a circa un terzo del volume iniziale.
Siccome un quintale di sale si ricava da metricubi 4.5 di acqua marina, per conseguire la produzione di 1.600.000 quintali, lo stagno deve prendere, dal mare 7 milioni di metri cubi e ridurli a 2.300.000. Questo primo gruppo di vasche è diviso, dalla salina, da una ubertosa campagna di vigneti e di ulivi, attraverso la quale un canale, lungo 700 metri, adduce le acque maturate dal Molentargius alle pompe di Su Rullone, che devono sollevarle a piccola altezza, per immetterle in un secondo ordine di vasche evaporanti. Questo, detto Bacini della Spiaggia (200 ettari), é disposto in prosecuzione. dei bacini salanti e serve, durante l’inverno, di deposito di acque graduate, che rappresentano il residuo della fabbricazione di una campagna e servono per iniziare la campagna successiva.
Ma d’estate, i Bacini della Spiaggia portano le acque a saturazione. Il volume iniziale (metri cubi 7 milioni), si é allora ridotto a 700 mila. Scendono una seconda volta alle pompe, che le sollevano di pochi decimetri, per distribuirlo ai bacini salanti.
La campagna dura, compresi i due mesi di raccolta, circa sei mesi; il periodo della salificazione da 90 a 120 giorni. I bacini salanti vengono alimentati due volte la settimana, a turno, confezionando oltre un millimetro di sale al giorno, cioè 100 a 120 nel corso della salinazione. Le acque sature delle successive alimentazioni non si tolgono che al momento di raccogliere il sale, e formano allora uno strato di 15-20 cm., quanto basta a difendere il sottostante prodotto solido dall’essere ridisciolto da eventuali piogge, poiché hanno la considerevole densità di 1.3.
A Su Rullone, fa capo Ia ferrovia dei trattori, dell0 sviluppo di 4 km. Fanno servizio cinque trattori elettrici che rimorchiano le barche (una cinquantina, di 200 quintali, in convoglio di 5-6) cariche, dalla salina al mare e, vuote, di ritorno. Dall’estremità del canale, tre rimorchiatori conducono poi le barche al porto di Cagliari, La potenzialità di carico giornaliero è di circa 1000 tonnellate. I sali si spediscono ai porti di Genova, Savona, Livorno e Castellamare di Stabia.
[1] in servizio dal 24 giugno al 15 settembre, da 8-10 corse al giorno. Prima classe 30 centesimi, seconda classe 20 centesimi. L’altro servizio di tram a vapore collegava Cagliari con Quartu Sant’Elena.
[2] Canale “maestro” di San Bartolomeo o La Palma, che oggi la comunità chiama soprattutto “Canale di Mammarranca”
[3] Oggi non più presente, per buona parte in corrispondenza dell’attuale Stadio S.Elia e del suo parcheggio.
(Articolo che ho pubblicato sul sito del Parco Naturale Regionale Molentargius-Saline)