Solo una minima parte del sale raccolto nelle Reali Saline di Cagliari era destinato al consumo interno. La grandissima parte delle migliaia di tonnellate di sale prodotto annualmente (con punte di 220.000 tonnellate) veniva trasportato via mare “a su Continenti”, come ancora si suole nominare in sardo, la penisola italiana. L’imbarco si svolgeva nel porto di Cagliari: i barconi colmi di sale provenivano dalle Saline che, abbandonato il canale maestro de La Palma nel mare aperto, costeggiavano per un breve tratto ai piedi della basilica di N.S. di Bonaria, per giungere al porto. Il materiale veniva scaricato e travasato manualmente nelle stive delle navi, con costi ed un organizzazione del lavoro non facili, dovendo anche rispettare tempi tecnici per le operazioni di imbarco e partenza.
I volumi trasportati erano correlati al consumo ed alla capacità dei depositi, in modo tale da soddisfare sempre la domanda dell’industrie private e del consumo domestico. Pertanto era necessario disporre di una rete di trasporto con adeguata capacità di carico e pronta al momento giusto.
Lo Stato gestì in economia diretta il carico del sale e noleggiava da armatori privati i piroscafi per la traversata del Tirreno.
Poi, per ovvi motivi di ordine economico, il Ministero delle Finanze, che era il titolare dei Monopoli, affidò direttamente ai privati sia l’operazione del caricamento che il trasporto in concessione. Il travaso dai barconi alle stive delle navi era fatto ancora manualmente ma da manovali cottimisti: più caricavano più guadagnavano. Nonostante il pesante lavoro, Il Taramelli, il famoso archeologo ma anche cronista di quei tempi, ci racconta di vere e proprie sfide tra squadre di operai su chi prima finiva, atteggiamenti propri della natura umana dei sardi.
Ma quali navi erano adibite espressamente al trasporto del sale? E a chi appartenevano? Ci viene incontro un trafiletto scovato su Le Vie d’Italia (numero di Aprile 1925). Il resto lo racconta il web con l’immenso tesoro di notizie che oggi offre agli internauti.
La “Peninsulare” di Genova [1] si aggiudicò il pubblico incanto, ed adibì al trasporto di sale dal porto di Cagliari tre piroscafi della propria flotta, più un quarto noleggiato a sua volta, per complessive 15.000 tonnellate di di portata.
La traccia documentale è del 1925 ma le ricerche ci hanno svelato una triste e rapida sorte per almeno tre delle quattro navi destinate al trasporto del sale di Cagliari che, ricordiamo, erano mosse a vapore. Allora quando le caldaie andavano in pressione, se alimentate a carbone ed il vento era sfavorevole, si impestava la Via Roma, la via principale di Cagliari, con dei fumi neri e densi: polveri sospese? “particolato”? ben altri tempi…
Il porto di Cagliari dal mare in una foto del 1922 [Clifton Adams – The National Geographic Magazine)
Ecco i risultati della ricerca:
1) piroscafo da carico RODOSTO con stive in legno, da 2350 tonnellate di carico, varata nel 1918. Risulta dispersa il 27 gennaio 1927, al largo dei mari di Olbia, non si conosce il luogo del relitto, ne le cause dell’affondamento.
Partita da Civitavecchia per il porto di Cagliari, il 3 settembre 1941, durante la navigazione rimase incagliata e si danneggiò al largo di Capo Comino (Nuoro). Non resistette a lungo: affondò definitivamente il 19 febbraio 1942 a seguito di una mareggiata. Il relitto giace ancora nel fondale ed è un’attrattiva per i sub.
3) piroscafo, preso a noleggio dalla “Peninsulare”, BACICIN SERRA.
Anche questa nave a vapore ebbe vita breve: affondò 25 miglia al largo di Gozo (Malta) il 29 settembre 1925, per un falla derivante da una tempesta.
(articolo pubblicato sul sito del Parco Naturale Regionale Molentargius-Saline)